domenica 27 aprile 2008

LIBERALI

L’accento è importante. E permette di giocare. Spostatelo sulle sillabe del titolo e vedrete. Si moltiplicano sui blog, sui tanti giornali telematici, tra le righe di molti discorsi di economisti, giornalisti, corsivisti e parlatologi di professione, i proclami, i messaggi e gli intendimenti liberali. Liberali, si. Oggi sono tutti liberali, ci sono circoli liberali, movimenti liberali e centri studi liberali. Liberali!
Come se bastasse la sintassi, un certo atteggiamento, certe frequentazioni, lo stare in certi salotti. Inciso - Avete mai visto un povero liberale?-.
Andrebbe data forza all’azione. Spostandone, magari, anche il punto di applicazione. Il fisico dice che se non sposti il punto di applicazione della forza non produci lavoro. Fermo e inoperoso. Ah, ah, ah. Liberali!
Ma questa è la nostra Italia eclettica. Esempio inimitato dell’estetica non aristotelica. Per definizione l’estetica del “non fare”.
Torino quest’anno è la capitale del Design. Milano è riuscita, grazie ad una cordata di pochi, pochissimi nodi di notabili, ad accaparrarsi l’Expo del 2011. Ed eccoli i liberali a far festa. Pensano già al dinamismo, al muoversi dei capitali, allo sprigionarsi delle risorse, allo sviluppo ed al rilancio. Questo è il lessico del liberale, questo è il suo patrimonio concettuale. L’armamentario verbale del liberale nostrano immobile in un punto. Il liberale muove le labbra e cerca subito di appropriarsi dell’evento, di accostarsi ad esso nella speranza di conquistarne qualche benefico riflesso. Liberali!

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